da Maldon » ven mag 18, 2012 12:15 am
Ascoltato con le mie AKG filtrate dal fido H/K in scala massima.
Come è mia abitudine avevo evitato accuratamente di ascoltare i brani di Valtari, tranne Ekki Múkk.
L'intro (Ég Anda) non poteva essere più centrata, un tropo sigurosiano che di fatto invalida il percorso del penultimo album. Varúð non è un brano, è una liturgia!
Rembihnútur e Dauðalogn mi hanno riportato al suono umbratile di ( ), come Varðeldur che contiene nuances di raccolta tristezza.
Valtari... mi sembra il brano-cerniera, quello che esprime al meglio, in una giustapposizione di immagini sonore, il lento lavorìo di un rullo compressore che lascia poco spazio alla batteria di Orri. Non è quello che ci si attende da un Valtari, ma, si sa, i Sigur Rós procedono per ossimori.
Fjögur píanó - chiusura magnifica del racconto. In poco meno di un'ora si sono stratificate nella mia testa innumerevoli immagini: dalla brezza primaverile, alle foglie caduche di un albero solitario. Sembra non ci sia evoluzione nel suono, e forse è esattamente così. Suona Sigur Rós, ma suona più maturo, più durevole. Non so... non emetto giudizi, è prematuro... certamente non lo consiglierei a chi è a digiuno di Sigur Rós.