da Fljotavik » mer lug 28, 2010 10:55 am
Recensione di Sara Poma della rivista Rumore n.222-223
Chi una volta nella vita ha visto con i propri occhi un fiume in piena che rompe gli argini conoscerà la sensazione perversa di terrore misto a fascinazione estatica che si prova di fronte ad una calamità naturale. Madre Natura è magica anche quando è spaventosa, questo è il concetto, e Jonsi è il cantore e la musica stessa della pace dei boschi, così come delle tempeste apocalittiche. Per descrivere la sua prima discesa solista italiana è quindi bene partire dall'epilogo. Una scena da fine del mondo si consuma alle spalle dei musici durante il finale mistico di "Grow till tall". Gli accordi diventano un muro di suono e i visuals - meravigliosi per tutto il concerto - diventano la verità di quello che sta succedendo: il mondo collassa, volano le case, gli alberi si sradicano, tutto è terribilmente pauroso a anche meraviglioso e lo si contempla a bocca aperta. L'apocalisse estatica è l'arrivo di un live che parte in sordina, con i brani più raccolti di [i]Goi] (Stars in still water e Hengilas) per rialzarsi e non tornare più giù, da "Icicle sleeves" in poi. Si passa dalla grazia del canto dei boschi alle beste bacchiche di "Go do" e si arriva alla fine di tutto o all'origine, a seconda di come si guarda la meravigliosa apocalisse. Fatto sta che - sia punto di arrivo o di partenza - è tutto così bello.
Oh thou that bowest thy ecstatic face