Concerto di Roma, 28 luglio 2013 (recensioni)

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Concerto di Roma, 28 luglio 2013 (recensioni)

Messaggioda sigurlotus » gio ago 01, 2013 9:38 am

E qui parliamo di Roma, l'ultima tappa..
fonte: fourzine.it

"Non è certo l’ippodromo delle Capannelle, a Roma, il posto ideale per vivere un concerto dei Sigur Ròs: è un teatro o un auditorium, possibilmente da soli. E’ un’utopia che la musica della band islandese più famosa del mondo rende possibile e ripete in occasione dell’ultima tappa italiana del Kveikur Tour, nel quale presentano il loro ultimo, sorprendente disco, ritmico ed elettronico, uno stoppino, una miccia (questo significa il titolo) pronta ad esplodere.
Talmente sentito dalla band, che si è dovuta reinventare dopo l’abbandono del tastierista Kjartan Sveinsson (Kjarri), da fornire l’apertura del concerto, con un doppio estratto, Yfirborð e Brennisteinn (primo singolo) le cui atmosfere ossessive, i ritmi che si accostano all’industrial danno una nuova veste a una band che con il precedente Valtari si era attirata qualche (sconsiderata) accusa di manierismo. Kveikur è un disco composto da quanto di più vicino a canzoni rock che i Sigur Ròs abbiano mai composto e che la dimensione dal vivo illumina di sfumature in cui gli angoli e le asperità si aprono alla meraviglia tipica della band, che fa capolino in brani come Isjaki (secondo singolo), Hfrantinna, la robusta title-track (eseguite dal vivo) e che si aprono fino all’esplosione in Stormur e nella conclusiva Var, il commosso lieto fine di un disco inquieto e bellissimo.

La veste sonora inconsueta dei nuovi brani diventa però non un’eccezione, ma un nuovo elemento nell’incredibile concezione Sigur Rós Kveikur recensione 300x300 Sigur Ròs, esplode la miccia del Kveikur Tourvisiva e sonora che i Sigur Ròs hanno di un concerto: una sorta di rituale, una messa laica in cui il buio si apre su luci che paiono girasoli elettrici, con meravigliosi video sperimentali che corredano i suoni magici e avvolgenti del gruppo. E la platea che riprende con fotocamere e cellulari non rompe la magia, anzi, crea un altro spazio di luce e ed emozione a un concerto che va oltre le definizioni standard di live: Vaka, Olsen Olsen, Festival e la chiusura con Popplagið, allungata in un outro deflagrante che contrasta con il dolcissimo videoclip del brano sono come movimenti di una lunga, favolosa suite, in cui i Sigur Ròs sono un ensemble di musica colta, da camera o sinfonica, con strumentazione pop e attitudine psichedelica.
Un concerto strumentale nella misura in cui la voce di Jònsi non serve a cantare, a dare corpo alle liriche del gruppo, ma diventa un suono che crea armonia tra il ritmo della batteria di Dýrason, il basso di Goggi e l’orchestra che li accompagna in un viaggio di due ore che oltre alla musica ha a che fare con la ricerca della bellezza, con il centro nevralgico delle emozioni, con le lacrime: provate a trattenerle quando le scintille del video danno il là a un brano incredibile come Hoppìpolla. Provate a contenere l’emozione inusitata alla fine di ogni brano, a non applaudire con ammirazione e incredulità e non come il semplice fan che vuole le “sue” canzoni. Provate a parla re a voce un po’ più alta del solito: verrete zittiti all’istante, come in chiesa, come al cinema. Come a un concerto di musica classica, appunto. Perché i Sigur Ròs sembrano suonare per ogni singolo ascoltatore e proprio per questo sanno diffondere un’emotività condivisa".
DARIO

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